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venerdì 18 settembre 2009

Speciale Congresso: Perché ho scelto Marino

Ignazio Marino si presenta come la novità nella campagna per l'elezione del segretario del Partito Democratico.

Nato a Genova nel 1955, medico con esperienze all'estero, soprattutto negli Stati Uniti, è entrato in politica nel 2006 aderendo con entusiasmo al progetto del nascente partito. Non si presenta quindi come un politico di carriera e non ha svolto ruoli all'interno di una delle due anime del Partito Democratico: la sua posizione di cattolico e di laico lo rende sintesi perfetta di quello che dovrebbe essere la nuova forza politica nel panorama nazionale.

Il suo programma fa della chiarezza il suo punto di forza: un candidato deve presentarsi con una linea e dei punti fermi, deve essere il faro verso il quale convergere l'interesse dei cittadini elettori e deve essere la guida della nazione che si riconosce nelle sue idee.

L'italiano, oggi, si sente insicuro e la protezione è uno dei cardini del programma di Marino: è necessario dare un senso di sicurezza dei cittadini sulle strade, rafforzando la legalità, rendendo la giustizia equa, ma efficiente. La sicurezza va estesa anche al lavoro: è necessario partire dal concetto che il benessere di una nazione dipende anche dal benessere degli ultimi, dei deboli e dei precari.

Marino vuole anche riappropriarsi del concetto di libertà, intesa come area all'interno del quale un cittadino può scegliere il proprio progetto di vita. Nella vita politica, la libertà deve manifestarsi con il libero accesso all'informazione, alla possibilità di scegliere i propri rappresentanti nelle istituzioni e di conferire prestigio a queste ultime, dando alla maggioranza ruoli di governo e alle opposizioni gli strumenti controllo. Nella vita di tutti i giorni, la scelta del proprio percorso può essere fatta solo se c'è il coraggio di combattere le discriminazioni e di favorire l'integrazione, perché chiunque possa avere voce in capitolo per contribuire al benessere di una nazione.

Tutto questo non è possibile se non si introduce nelle istituzioni il concetto di trasparenza, di modernità e di innovazione, perché è solo dal confronto con i cittadini e con il cambiamento che si migliora la qualità della vita. Diventa quindi fondamentale valorizzare la ricerca e il merito, per riconoscere le capacità imprenditoriali di ognuno di noi - permettendoci di contribuire alla crescita della nazione - e per attirare i talenti dall'estero, dato che è dal confronto con altre culture che si può trarre il meglio per tutti.

Mauro Oliva

Speciale Congresso: Perché ho scelto Franceschini

Accingendomi a presentare la mozione di Dario Franceschini, uno dei tre candidati alla segreteria del Partito Democratico, parto da due presupposti fondamentali: primo, non esiste il candidato perfetto, che corrisponda esattamente a come noi lo vorremmo; secondo, tutti e tre i candidati presentatisi ai nastri di partenza del percorso congressuale sono stimabili, di elevata caratura politica e di gran valore.

Tenendo sullo sfondo quanto detto in premessa, provo a delineare le motivazioni che mi hanno portato a scegliere di sostenere Dario Franceschini.

Tra i molti temi importanti rintracciabili nella mozione, che spaziano dall’Europa alla condizione femminile, dal lavoro alla famiglia, dall’immigrazione alla laicità, dalla lotta all’evasione all’assetto dello Stato, quatto temi chiave hanno catturato il mio interesse e colpito le mie sensibilità più degli altri.

Il primo riguarda la necessità di rivolgersi ai cittadini-elettori con messaggi comprensibili, chiari, che trasmettano con immediatezza quello che intendiamo e quello che vogliamo dire. Legato a questo primo aspetto, vi è poi quello di costruire un partito che decida, che abbia delle posizioni chiare e ben definite, in cui si discuta, ci si confronti, ma poi si voti e si definisca la linea del partito, a cui tutti si attengano e che venga portata all’esterno come quella ufficiale; basta con mille posizioni e mille voci, basta con acrobazie ed equilibrismi, serve avere una posizione chiara e precisa su ogni argomento all’ordine del giorno.

Chi non si riconosce nella posizione risultata maggioritaria, si impegnerà per modificarla, migliorarla, renderla più vicina alle proprie posizioni, sempre però in una linea di rispetto e lealtà con quanto emerso dal confronto. Un punto decisivo per il futuro del partito è quello del radicamento sul territorio.

Necessariamente da qui deve partire il nostro tornare a metterci in ascolto della gente e la riconquista della capacità di farci ascoltare; è fondamentale essere sul territorio, essere vicini ai nostri concittadini, ai loro bisogni ed alle loro esigenze, essere punto di riferimento e creare occasioni per portare avanti le nostro idee e per spiegare le nostre prospettive.

L’idea di un circolo del Pd per ogni paese e per ogni quartiere delle città va in questa direzione e riconosce i circoli come veri e necessari gangli vitali della struttura del Partito Democratico.

Da ultimo cito l’idea chiave per me fondamentale, quella relativa alla cosiddetta “green economy”, ovvero quel mondo che ruota intorno alle fonti di energia rinnovabili, ai nuovi stili di vita ed a una nuova visione dell’economia.

Franceschini si spinge ad affermare che la green economy sarà nel prossimo decennio ciò che la rivoluzione informatica è stata negli anni ’80, ovvero il motore dell’economia mondiale; ciò avrà inevitabilmente riflessi sul debito energetico e su quello ambientale, sulla sostenibilità e sugli equilibri ecologici.

Valorizzare l’ambiente ed investire sull’economia verde diventa allora una priorità, da cui discende la necessità di superare il concetto di crescita puramente quantitativa per puntare su quella qualitativa e sullo sviluppo umano, di tutti gli uomini, a qualunque latitudine abitino e qualunque colore della pelle abbiano.

Fabio Odelli

Speciale Congresso: Perché ho scelto Bersani

Esiste tra le tre mozioni presentate dai candidati alla segreteria del Partito Democratico una larga convergenza su questioni essenziali per la vita del Paese, ma ci sono tuttavia alcune differenze che riguardano, in particolare, l’organizzazione del partito. Su questo punto mi sembra significativo soffermarmi illustrando brevemente ciò che, a mio avviso, costituisce la parte più convincente della mozione presentata da Pierluigi Bersani.

«Il Partito Democratico è la più grande intuizione degli ultimi venti anni» – sottolinea Bersani – tuttavia «ciò che abbiamo realizzato nei primi venti mesi è al di sotto del progetto che intendevamo perseguire». Perché il PD ha deluso le aspettative che aveva suscitato? Sono da chiamare in causa, secondo Bersani, le scelte di fondo compiute al momento della nascita del PD, a partire dalla cosiddetta «vocazione maggioritaria» che non significa rifiutare le alleanze, bensì capacità di unire storie e tradizione politiche diverse «sulla base di vincoli programmatici». Il pluralismo interno al PD è per Bersani «una ricchezza irrinunciabile e un motivo di orgoglio», ma gli organismi dirigenti ad ogni livello avranno il dovere di ricercare attraverso il confronto delle opinioni la posizione comune da assumere nelle sedi politiche ed istituzionali. Il PD nasce sulle radici dell’Ulivo, un’esperienza da cui trarre l’insegnamento per rinnovare la politica italiana. La vocazione maggioritaria del PD «non consiste nell’autosufficienza» ma nel tornare ad una politica capace di aggregare, nel costruire una «casa comune dei riformisti» guardando con attenzione alle forze di sinistra, riformiste, laiche e ambientaliste; nel riscoprire la dimensione di un vero partito popolare capace di rivolgersi «ad un vasto arco sociale, dai ceti meno abbienti, ai ceti produttivi, alle nuove generazioni».

Ha ancora senso oggi parlare di partito? In un momento come quello attuale, in cui nel nostro paese sembrano trionfare i modelli plebiscitari, Bersani ribadisce il ruolo di questo grande strumento di partecipazione democratica «di formazione civile, di impegno individuale e collettivo, di mediazione virtuosa tra società e istituzioni» che per crescere ha bisogno di un forte radicamento territoriale: ecco l’importanza dei circoli presenti in ogni comune, in ogni quartiere, nei luoghi di lavoro e di studio. Il Partito democratico è un partito nazionale organizzato su base federale dove gli organismi dirigenti nazionali saranno formati per la metà da rappresentanti designati dai livelli regionali.

Per Bersani, infine, il PD «è un partito di iscritti e di elettori» dove «la sovranità appartiene agli iscritti, che la condividono con gli elettori nelle occasioni regolate dallo statuto. Agli iscritti sono riconosciuti diritti fondamentali come la partecipazione alle decisioni ai vari livelli (anche attraverso referendum) e l’elezione degli organismi dirigenti», mentre il PD «coinvolge gli elettori, attraverso le primarie, per selezionare le candidature alle cariche elettive con particolare riferimento alle elezioni in cui non sia presente il voto di preferenza».

Si tratta, in definitiva, di parole che tracciano l’idea di un partito forte, coerente e democratico, basato sulla partecipazione attiva dei suoi iscritti ed elettori, radicato sul territorio e capace di esprimere soluzioni alle aspirazioni concrete della società italiana.

Carlotta Coccoli

martedì 15 settembre 2009

Diritto allo studio 2009-2010

PROPOSTE MIGLIORATIVE DEL PIANO DEL DIRITTO ALLO STUDIO 2009 - 2010

La nostra analisi sul piano del diritto allo studio si basa sui principi di trasparenza, efficacia e verifica della qualità dei servizi.

Il principio di trasparenza, ovvero la verifica della completezza delle informazioni e dei dati a supporto delle proposte presentate.

Il principio dell'efficacia, dell’efficienza, ovvero la verifica, sulla base dei dati conosciuti, della qualità degli interventi proposti e dei risultati raggiunti.

Per noi la qualità di un servizio si misura non solo in funzione della “quantità” del finanziamento, ma soprattutto tenendo conto dei risultati conseguiti.

Non faremo mancare fra le nostre osservazioni proposte migliorative del piano, in particolare per il contenimento delle tariffe a carico delle famiglie.