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giovedì 30 settembre 2010

Interrogazione parlamentare (3^ parte): la replica dell'Onorevole Ferrari



Pierangelo Ferrari (PD), replicando all'interrogazione cui è cofirmatario, si riserva di verificare in sede e con i consiglieri comunali il contenuto della risposta del sottosegretario, elaborata sulla base degli elementi forniti dal sindaco. Ritiene comunque che la risposta contenga considerazioni in gran parte non fondate e alquanto discutibili.

Con l'occasione intende evidenziare come ci si trovi di fronte alla abituale difficoltà del consigliere comunale di esercitare una funzione di controllo a salvaguardia della trasparenza dell'attività amministrativa. Ci si trova inoltre davanti a sindaci che sempre più concepiscono il proprio ruolo come podestà.

Fa presente che, dalla risposta, non si aspettava la disponibilità del Governo ad intervenire ma quantomeno una maggiore sensibilità da parte del prefetto nell'affrontare la questione rappresentata che, nella provincia di Brescia, si sta verificando con sempre maggiore frequenza. Non sembra invece esservi alcuna intenzione di muoversi in questa direzione: si dichiara pertanto insoddisfatto della risposta, sul piano politico, riservandosi di verificare in sede quanto rappresentato nella risposta

Interrogazione parlamentare (2^ parte): risposta del sottosegretario di Stato Interno Davico Michelino


Signor Presidente, Onorevoli Deputati, l'ordinamento vigente, riconosce ai comuni autonomia normativa, statutaria e regolamentare, nelle materie indicate dalla legge.

Il regolamento, fonte tipica subordinata allo statuto, individua le norme di dettaglio per l'organizzazione e per il funzionamento delle istituzioni comunali.

In particolare, l'articolo 38, comma 2, del decreto legislativo n. 267 del 2000 demanda al regolamento comunale, nel quadro dei principi stabiliti dallo statuto, la disciplina sul funzionamento dei consiglio comunale.

In tale quadro, l'articolo 11 dello Statuto del comune di San Zeno al Naviglio attribuisce ad apposito regolamento, da approvarsi a maggioranza assoluta - nell'ambito dei principi stabiliti dallo stesso statuto - la disciplina di dettaglio in ordine alle modalità di convocazione del consiglio, alla presentazione delle proposte nonché al numero dei consiglieri necessario per la validità delle sedute e alla gestione delle risorse per il funzionamento del consiglio stesso.

Da quanto riferito dalla Prefettura di Brescia, effettivamente, non risulta che tale provvedimento sia stato emanato. Al riguardo, ferma restando la necessità che l'ente provveda alla approvazione del regolamento, la stessa autonomia ad esso riconosciuta non consente alcun intervento di tipo sostitutivo.

Peraltro, il sistema vigente consente di supplire alla mancata approvazione dei regolamenti attraverso la previsione contemplata dall'articolo 273, comma 6, del decreto legislativo n. 267 del 2000 che, in via transitoria - finché l'ente non si sia dotato compiutamente di una disciplina statutaria e regolamentare - impone di continuare ad applicare le disposizioni di cui agli articoli 125, 127 e 289 del testo unico della legge comunale e provinciale, approvato con regio decreto n. 148 del 1915.

Inoltre - sempre secondo quanto riferito dalla Prefettura di Brescia - con delibera consiliare n. 21 del 28 settembre 2009, è stata istituita presso il comune di San Zeno un'apposita «Commissione Statuto e Regolamenti», i cui componenti sono stati nominati con deliberazione della Giunta Comunale n. 190 del 17 dicembre 2009; la Commissione in parola, cui spetterà l'esame delle proposte regolamentari con potere consultivo, avrà tra le proprie competenze l'esame del Regolamento per il funzionamento del Consiglio Comunale: funzionamento che, peraltro, allo stato viene garantito anche da specifiche norme contenute nello Statuto Comunale.

Quanto alle altre assente irregolarità segnalate dagli interroganti, la Prefettura di Brescia ha richiesto specifici chiarimenti al Sindaco, il quale ha innanzitutto riferito che i ritardi nella redazione dei verbali del Consiglio si sono verificati solo durante il periodo dello svolgimento delle elezioni del giugno 2009 e sarebbero da imputarsi ai gravosi impegni che il Segretario Comunale ha dovuto sostenere nei tre comuni ove svolgeva le proprie funzioni all'epoca dei fatti.

Quanto all'inserimento all'ordine del giorno, nella seduta consiliare di insediamento del 18 giugno 2009, della deliberazione per l'approvazione degli indirizzi per la nomina dei rappresentanti del Comune presso Aziende ed Istituti, questa è stata giustificata con la necessità di provvedere ad uno specifico adempimento previsto dall'articolo 42, comma 2, lettera m) del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 «Testo Unico delle Leggi sull'Ordinamento degli Enti Locali».

Ed ancora: è stato riferito che il prospetto delle variazioni in entrata ed in uscita, inerente al punto all'ordine del giorno «Seconda variazione di bilancio 2009», discusso nel corso del Consiglio Comunale del 21 luglio 2009, è stato - come tutte le proposte di deliberazioni di competenza del Consiglio Comunale - regolarmente depositato agli atti dello stesso Consiglio, rimanendo a disposizione di tutti i Consiglieri, oltre ad essere trasmesso ai capigruppo consiliari in via informatica.

Anche per quanto riguarda le copie delle richieste di finanziamento formulate da vari istituti scolastici - relativamente all'ordine del giorno «Piano del diritto 2009/2010», trattato nella medesima seduta del Consiglio Comunale del 21 luglio 2009 - il Sindaco ha assicurato che sono state messe a disposizione dei consiglieri mediante deposito agli atti dell'Ufficio.

Per quanto riguarda l'omesso inserimento all'ordine del giorno, nella seduta del 28 settembre 2009, di interpellanze proposte alcuni mesi prima dai gruppi di opposizione, nel corso della seduta il Sindaco ha comunicato comunque di «procedere a rispondere alle interrogazioni»; tuttavia, la minoranza, sul presupposto che l'argomento non era iscritto all'ordine del giorno e che, pertanto, non aveva avuto modo di accedere agli atti, ha abbandonato l'aula consiliare senza ascoltare le conseguenti risposte. Peraltro, le medesime interrogazioni ed interpellanze sono state oggetto di discussione nella successiva seduta consiliare del 20 ottobre 2009.

La mancata discussione, inoltre, nella seduta consiliare del 26 novembre 2009, di un punto all'ordine del giorno richiesto da un quinto dei consiglieri comunali è stata deliberata - in base al principio giurisprudenziale che riconosce al Consiglio il potere di determinare l'ammissibilità degli argomenti richiesti - dal Consiglio stesso che ha dichiarato inammissibile la proposta, in quanto relativa ad argomento considerato non rientrante tra le competenze consiliari.

Nella medesima seduta, per quanto riguarda l'utilizzazione di un personal computer con videoproiettore da parte del capogruppo della minoranza, il Sindaco ha evidenziato che l'organizzazione funzionale dei lavori consiliari spettava al Presidente del Consiglio Comunale e che, con riferimento alle materie iscritte all'ordine del giorno, non riteneva opportuno l'utilizzo di strumentazione informatica non conforme alle disposizioni normative vigenti.

Circa, poi, la censura attinente alla omessa risposta alla richiesta di integrazione e correzione dei verbali consiliari delle sedute del 18 giugno, 21 luglio e 20 ottobre 2009, ed al mancato rilascio di copia dei verbali richiesti, l'Amministrazione comunale ha precisato alla Prefettura che le copie di tali atti sono state rilasciate con riserva di provvedere successivamente all'inserimento all'ordine del giorno delle cennate rettifiche, secondo quanto stabilito dalle norme statutarie.

In ordine, infine, alla asseritamente tardiva o mancante comunicazione delle risposte alle varie interpellanze, tra cui quella presentata il 25 ottobre 2009 e relativa alla erogazione di emolumenti pari a 25.000 euro, il Comune ha ritenuto di sottolineare che gli emolumenti del Segretario Comunale sono stabiliti dal contratto nazionale di lavoro e che, pertanto, non sono determinati con deliberazione di Giunta. Ha inoltre precisato che, nel caso di specie, gli stessi emolumenti sono stati resi pubblici nel contesto della cosiddetta «operazione trasparenza» avviata dall'Amministrazione comunale sul relativo sito internet, nel quale sono state specificate le singole voci degli emolumenti stessi.
Per quanto riguarda l'accesso agli atti, si segnala che il relativo diritto è attribuito ai consiglieri comunali e provinciali dall'articolo 43 del decreto legislativo n. 267 del 2000 e che la copiosa, conforme e consolidata giurisprudenza ne ha riconosciuto l'ampiezza, affermando che la norma intende assicurare agli amministratori dell'ente la possibilità di ottenere tutte le informazioni utili all'espletamento del mandato senza alcuna limitazione derivante dalla loro natura riservata.

Alla luce di quanto ho esposto, appare evidente che non sussiste alcuna ipotesi per poter attivare qualsiasi forma di intervento sostitutivo nei confronti dell'Ente.

Posso assicurare, in ogni caso, che la Prefettura continuerà nella sua attività di monitoraggio sull'attività dell'ente locale per tutto quanto di propria competenza.

Interrogazione parlamentare (1^ parte): l'interrogazione presentata dagli on. Amici, Ferrari e Corsini

Interrogazione a risposta in Commissione 5-02302 presentata da SESA AMICI il martedì 22 dicembre 2009, seduta n.261.

AMICI, CORSINI e FERRARI.

Al Ministro dell'interno.

Per sapere - premesso che:
  • da tempo, presso il comune di San Zeno al Naviglio (Brescia) sono state segnalate, da parte di esponenti dell'opposizione, varie irregolarità, rispetto alle quali, il prefetto di Brescia è stato informato con lettere del 9, 23 settembre e 9 dicembre 2009; 
  • non è ancora stato definito il regolamento del consiglio comunale, come espressamente previsto dal testo unico sull'ordinamento degli enti locali;
  • la commissione che dovrebbe sanare questa grave carenza, malgrado reiterate richieste, non è ancora stata costituita;
  • il sindaco del comune detta arbitrariamente le regole di svolgimento del consiglio comunale in modo unilaterale e con interpretazioni delle norme a dir poco singolari;
  • la redazione dei verbali del consiglio avviene dopo mesi dallo svolgimento della seduta;
  • nel consiglio comunale di insediamento del 18 giugno 2009 si è inserito dell'ordine del giorno, la deliberazione «Approvazione degli indirizzi per la nomina dei rappresentanti del Comune presso aziende ed istituti», deliberazione non preventivamente sottoposta ai consiglieri;
  • nel consiglio comunale del 21 luglio 2009, quanto al punto all'ordine del giorno: «Seconda variazione di bilancio 2009», non è stato fornito ai consiglieri il prospetto delle variazioni in entrata ed uscita;
  • nello stesso consiglio comunale, quanto al punto all'ordine del giorno: «Piano del diritto allo studio 2009/2010», non sono state trasmesse ai consiglieri copie delle richieste di finanziamento avanzate dalle scuole, né sono state rese consultabili;
  • nella seduta del 28 settembre 2009, non sono stati inserite all'ordine del giorno le interpellanze proposte dall'opposizione mesi prima, e non sono state pubblicizzate, tramite le dovute affissioni pubbliche, data e tematiche trattate dal consiglio;
  • il sindaco ha comunicato ai consiglieri che, in assenza di un regolamento del consiglio comunale, detiene il potere di decidere i tempi d'intervento per regolare il dibattito e le risposte alle interpellanze;
  • nella seduta del 26 novembre 2009, il punto all'ordine del giorno n. 7, non è stato discusso perché il sindaco lo ha reputato inammissibile, benché rubricato nell'ordine dei lavori. Nella stessa seduta, il sindaco ha impedito all'opposizione una presentazione in power point, per illustrare punti all'ordine del giorno;
  • alle richieste di integrazione e correzione dei verbali del consiglio comunale, delle sedute del 18 giugno, 21 luglio, 20 ottobre 2009, non si è ancora provveduto a rispondere, né si è rilasciata copia del verbale richiesto;
  • le risposte alle interpellanze, o avvengono dopo mesi dalla loro presentazione, o non vengono effettuate, come ad esempio per l'interpellanza presentata il 25 ottobre 2009, circa emolumenti erogati pari a 25.000 euro, emolumenti rispetto ai quali non si è fornita copia di deliberazione della giunta comunale;
  • l'accesso agli atti viene consentito solo dopo mesi dalla richiesta, in alcuni casi, addirittura negato:
se il Ministro interrogato sia al corrente della gravissima situazione creatasi presso il comune di San Zeno al Naviglio e se non ritenga di adottare iniziative normative per dettagliare maggiormente la disciplina nel caso di mancata approvazione dei regolamenti dei consigli comunali.

Interrogazione parlamentare presentata da Amici, Corsini e Ferrari sulla mancata definizione del regolamento del consiglio comunale di San Zeno al Naviglio

In data 22 dicembre 2009, gli Onorevoli Paolo Corsini e Pierangelo Ferrari, del Partito Democratico, hanno presentato al Ministero degli Interni un'interrogazione parlamentare su alcune gravi irregolarità amministrative verificatesi nel comune di San Zeno Naviglio e fatte conoscere al Prefetto nei mesi precedenti.

La risposta all'interrogazione è stata data nel mese di maggio, tuttavia la pubblicazione degli atti è avvenuta nelle ultime settimane sul sito della Camera dei Deputati, per cui procediamo alla loro pubblicazione sia sul sito del circolo del PD sia sulla bacheca di Facebook (accessibile anche a chi non è iscritto) della lista "San Zeno è di tutti":
  1. Interrogazione presentata dagli onorevoli Amici, Corsini e Ferrari sulla mancata definizione del Regolamento Comunale;
  2. Risposta del sottosegretario di Stato Interno Davico Michelino;
  3. Replica dell'Onorevole Ferrari.

domenica 12 settembre 2010

Fischi e fiaschi

Grande clamore, hanno suscitato le contestazioni subite dal presidente del Senato Schifani e dal segretario nazionale della Cisl Bonanni entrambi invitati alla festa del Pd.

La prima considerazione che ne ricavo è che la cronaca di questi fatti ha prevalso sui contenuti, sugli obiettivi politici della festa; se così è, forse va ripensato il suo modello.

Gli episodi hanno, seppur con toni diversi, provocato reazioni di unanime condanna.

Ciò che stupisce, è lo stupore mostrato dai padroni di casa: le contestazioni non se le aspettavano proprio.

Chiarito che la violenza va in ogni caso ripudiata, che l’intolleranza va censurata, i segnali premonitori di un disagio crescente ci sono, eccome: non ci si può consolare dicendo che sono state frange violente, antidemocratiche, oppure gruppi semplicemente intolleranti; bisognerebbe chiedersi se il dissenso ha qualche ragion d’essere.

Quegli episodi, a mio parere, sono una delle espressioni della rabbia, della disperazione che spinge operai a salire sui tetti, relegarsi su di un’isola, bloccare strade e aeroporti: obbliga precari e insegnanti a manifestare dinanzi alle sedi delle istituzioni.

Certo, se si guarda ai singoli avvenimenti, paiono le azioni di pochi; ma quei frammenti di dissenso e di lotta, disposti l’uno accanto all’altro, mostrano ansie e preoccupazioni comuni che hanno la necessità di trasformarsi in notizia, perché è nella loro diffusione ampia e continua, che scorgono l’unica arma in grado di condizionare controparti che hanno invece l’interesse opposto.

Come dire: se non c’è la notizia, il problema non sussiste.

Questo modo innovativo dell’agire dei lavoratori dipendenti o autonomi, nasce dalla scarsa fiducia che ormai nutrono per gran parte di quei sindacati e partiti che in passato li avevano rappresentati e difesi.

Confidando in questo scollamento, Fiat e Federmeccanica disdettano, con la complicità di alcuni sindacati e il sostegno del governo, i riferimenti contrattuali esistenti.

Quando un sindacato chiede il rinnovo del contratto di lavoro, lo fa per migliorarlo a favore dei dipendenti, quando il sindacato delle imprese disdice la formula contrattuale in vigore, lo fa per favorire l’impresa a scapito dei dipendenti.

Se questo è il ruolo delle parti, la Cgil, che si oppone all’erosione dei diritti e delle garanzie, fa il proprio mestiere. Questo la costringe, in perfetta solitudine, a difendersi dagli attacchi degli industriali, degli altri sindacati, (Bonanni in primo luogo), e dal ministro del lavoro.

In una situazione così configurata, è facile capire le ragioni di chi sceglie forme di lotta così estreme per creare la notizia, sfrutta ogni occasione per far sentire la propria voce.

Quando gli interessi delle parti sociali sono così visibilmente contrapposti, esaurita la fase degli auspici, un partito deve scegliere da quale parte stare e quali interessi rappresentare.

Per un partito che ha origini popolari, la scelta non può che essere a favore della parte più debole: il lavoro dipendente e la piccola impresa.

Insultare e intimidire gli ospiti non é giusto, non si fa; ma siamo in molti a chiederci con quali criteri siano scelti gli ospiti e quanto giovano gli inviti a taluni politici e sindacalisti.

Se facessimo scelte ben definite, (in tutti i settori), udiremmo probabilmente
meno fischi, collezioneremmo meno fiaschi, procederemmo a meglio motivare iscritti e militanti.

Lo stare in mezzo al guado rafforza invece l’idea che il partito è paralizzato dalle beghe interne, incapace di opporsi alla decadenza economica, culturale e politica in atto.

Comportamenti coerenti, un’identità ben definita, unità d’intenti, di questo ha bisogno oggi l’elettore, non di essere sommerso dal dibattito e dai veti incrociati sulle alleanze.

Non ci si può riconoscere a lungo in un partito che non c’è.

Battista Olivetti